domenica 26 ottobre 2014

Correre

Camminavo per le strade della mia città con due buste di plastica alle mani ascoltando un poco i miei pensieri.
Che caldo che faceva; e dire che era Ottobre!
Sul marciapiede stretto cercavo di non colpire i radi passanti con le buste piene di spesa mettendomi da parte e facendoli passare; le macchine passavano più o meno silenziose per la strada; la risata di un mezzo ubriaco mi raggiungeva da lontano, era davanti a me nel bar dell'angolo.
Un paio di pensieri neri volteggiarono così a caso nel mio cervello e si spezzarono le ali sbattendo contro i miei solidi e ben definiti buoni propositi per la serata. Un motivetto a caso muoveva la mia gola e forzava la bocca ad un lieve sorriso.
Vicino ad un negozio di abiti mi prese un indescrivibile senso di vuoto che mi fece fermare per un attimo il cuore.
Fermandomi un attimo potei sentire amplificato tutto il mondo scorrermi attorno; i passanti mi davano spallate e mi urtavano senza troppi problemi, le auto stridevano e divoravano voracemente i metri d'asfalto davanti a loro, la risata dell'ubriaco era l'assordante tuono che si scaricava qualche decina di passi lontano da me.
Mi prese un assurdo senso di straniamento nel quale potevo quasi girare gli occhi all'indietro per guardarmi dentro, per dare uno sguardo ai miei pensieri, ai miei turbamenti, alle mie idee; potevo vedere le mie gambe tremare e le buste di plastica scivolarmi dalle mani, la fronte imperlarsi di sudore e gli occhi farsi larghi anche alla forte luce delle tredici.
Un insostenibile bisogno di correre mi attanagliò e mi si appese al collo togliendomi il fiato.
Io dovetti correre per non so quanti metri senza potermi sentire io, con la testa fuori dalla testa, gli occhi fuori dalle orbite, il fiato fuori dai polmoni. Sentii tutto l'ordine che avevo fatto nella mia testa venire disfatto in un attimo; ripresero il volo anche quei pensieri che ora non so dire che fino a poco prima erano rimasti con le ali tarpate, si misero a rovinare tutto quello che mi era costato lunghe riflessioni, mi entrarono negli occhi e mi resero cieco.
Quando mi fermai non avevo più fiato, la fronte era bagnata. Mi guardai le mani appena mi resi conto che mi facevano male e scoprii con mia grande sorpresa che la destra sanguinava un poco; nel mio ultimo istante di lucidità avevo serrato così tanto i pugni per non perdere le buste che l'unghia del medio mi aveva leggermente ferito.
Mi guardai intorno disorientato e dopo qualche secondo realizzai di essere arrivato quasi dall'altra parte del quartiere mentre correvo, così camminai ancora un poco per raggiungere la fermata del 3, non ce la facevo a tornare a casa a piedi.
Mi abbandonai sulla panchina della fermata in attesa dell'autobus e mi sentii la calma tornar dentro.
Un vento leggero mi sfiorò appena, ma fu quanto bastò per farmi sentire meglio. Che caldo che faceva; e dire che era Ottobre!