lunedì 7 novembre 2016

Sfogo di un insonne

L'insonnia, molti non la capiscono. C'è chi la reputa un problema di second'ordine, una delle tante fisse di chi vuole fare un po' il cagacazzo e dire "oh stanotte non ho dormito, sono così stanco".
Non avete mai vissuto l'insonnia, davvero. Cosa vi è successo, per lo stress siete andati a letto alle 2? Oh che cuccioli, poveri. O magari erano le 3, le 4.. poveri. E vi è successo una volta. Vi siete preparati una camomilla e olpà, a letto con gli occhietti stanchi.
L'insonnia non è "andare a letto tardi" come credete, "fatti una camomilla, una valeriana" non è la soluzione che credete: l'insonnia è svegliarsi senza il sole, mangiare a mezzanotte come fosse mezzogiorno e non provarci nemmeno più con le tisane e quelle cazzate varie. L'insonnia è anche questa rassegnazione all'insonnia stessa, un'arrendevole modo di fare. E' più che "sforzati di andare a letto prima".

L'insonnia è svegliarsi e vedere che non accade più nulla nel mondo, leggere la vita accaduta durante il giorno dai ritagli di giornali; l'insonnia è guardare le foto dei tuoi amici e parenti che escono per un gelato, che fanno due passi in città, baciati dal sole o in ombra sotto una nuvola; ecco, l'insonnia è anche non avere compagnia dell'ombra, anche quella si addormenta senza di te, la si sveglia a forza camminando senza meta sotto un lampione, stando davanti a uno schermo, ad una lampada da lettura, passando davanti ai fari di una macchina che quasi non t'investe.
L'ombra che si fa di notte sotto ai piedi è un cartoncino, una sagoma debole che si piega in ogni angolo di buio per riposare, l'insonne se la porta dietro sentendo che ha un corpo morto, un peso, sotto le scarpe.
Passare da stanza a stanza, camminare, scrivere, leggere, qualsiasi azione diventa un insieme slegato di istanti, come un film di cui si distinguono i singoli frame; il mal di testa permea ogni momento, rende grigio ogni colore, senza clemenza.

Ci sono notti che passano allegre, spensierate, altre in cui la solitudine è un macigno, e il silenzio fa ticchettare più forte le lancette dell'orologio. Tic tac, tic tac, tic tac. Una cantilena. E ora con questi cazzo di orologi digitali, nemmeno tic tac; se hai uno di quei Casio di merda magari senti quel Bip asfittico una volta all'ora, che di notte, nel mondo dell'insonnia, è un Bip che senti dopo un tempo che sembra quasi un millennio.

Di notte il tempo rallenta, ogni muscolo pesa di più, è più lento a muoversi; la gravità decuplica forse, e sei pressato contro il pavimento, ma le gambe -chissà come- reggono senza spezzarsi. Si piega la schiena, si infossano gli occhi, si allungano le mani sul viso a coprirsi la faccia, una smorfia di rassegnato dolore.

L'insonnia è guardare la mappa dei fusi orari, l'orologio di Hong Kong e pensare di essere nella parte sbagliata di mondo.

L'insonnia è essere una sagoma davanti a uno schermo, le repliche in tv di film visti e rivisti, delle vecchie glorie, dei cult di Tarantino e degli Z Movie della Asylum. Magari i più fortunati trovano pace in una penna e nella carta, o in questi trovano un modo per fuggire il tic tac, o il Bip, dell'orologio.

L'insonnia è il caffè bevuto all'ora sbagliata, perché se proprio devo stare sveglio, almeno non voglio essere uno zombie, un rincoglionito.

L'insonnia è conoscere i migliori libri di ipnoterapia, manuali di psicologia, aver letto e riletto le teorie sui sogni di Freud senza mai averle capite davvero, prendendole per romanzi dal tono molto asciutto e tecnico. L'insonnia è aver studiato il ritmo circadiano e conoscerlo come le proprie tasche, poter quasi sapere quanta melatonina e quanto cortisolo si ha in corpo; conoscere l'anatomia del cervello meglio di Hannibal Lecter è quasi un must: conosci il tuo nemico. Che in questo caso è "conosci te stesso", di ellenica memoria.

L'insonnia è tornare a casa e sentirsi risucchiati dal letto, sfiniti, privati anche del ricordo delle ore trascorse e della percezione di esse: quanto tempo è passato da quando mi sono svegliato?

L'insonnia è vedere i giornali in rassegna stampa al mattino, andare a letto e poi leggere per intero certe notizie di notte, quando non c'è nessuno con cui parlarne. In generale, non puoi parlare di nulla con nessuno.

Sei solo, nella notte.
Sei la luce accesa in un palazzo in cui ogni lampadina riposa, il puntino abbagliante in un manto nero e blu della notte.
Ci sono albe, per me suggestivi tramonti lunari, che vorrei rivedere ancora, ancora e ancora. E certi tramonti, quelli che io chiamo "albe", vorrei non essermeli persi, ma ho dormito fino a tardi.

In certi isolatissimi momenti però mi sono sentito vicinissimo al ritmo circadiano di tanta altra gente: le eclissi.
Amata solitudine, isola benedetta, tu nelle eclissi ti riveli isola tidale, e la marea bassa mi fa raggiungere terra, anche se per poco. Mi mischio con chi dorme mentre io lavoro, la notte, e mi sento quasi a contatto con la realtà che vedo solo dai ritagli di giornale, come uno spioncino sul mondo.

L'insonnia è questo ed altro, ma continueranno a dirti "Basta andare a letto prima".

Fottetevi, coglioni.