mercoledì 18 febbraio 2015

Curami

Ogni notte, ti prego, prendimi, stringimi, quando c'è il temporale farò finta di avere paura per un tuo bacio, non lasciarmi a terra, qui, steso, inerme, scomposto, cadavere.
Dormirai e ti sorveglierò il sonno da sveglio, fra un assolo e l'altro di questa canzone che mi suona in testa chiuderò gli occhi e vedrò te, i tuoi capelli, passarmi davanti, velarmi per un attimo il viso.
Farò finta di dormire con un braccio sul tuo corpo perché svegliandoti tu rimanga ancora un poco accanto a me pur di non spostarmi, per non lasciarmi nella nausea che ogni abbandono porta, per non lasciarmi da solo con la carta e la penna per non scrivere queste cose, queste righe sbronze, per non batterle al computer pensando di suonare il piano anziché la tastiera, trovando il mio tempo, facendo l'accordo dei verbi e dei soggetti dimenticando i diesis della logica e suonando coi tasti scassati senza senso che le mie mani battono fregandosene, andando avanti, affamate dello spazio a destra di ogni parola precedente, di ogni lettera.
Ed io vorrei solo che finisse l'attesa per rivederti, per ingannare il tempo mi vesto per uscire a fare un giro a piedi: la maglietta no, la felpa no, la camicia sì, camicia di forza, no, metto la giacca, esco e sento la luce, vedo l'aria, tocco il mio disagio e finisco gamba dopo gamba a pestare i piedi alle onde del mare sul bagnasciuga e torno a casa quando sento la fame farvi viva in questo corpo morto, torno su per le scale e vorrei non tossire così quando la polvere cerca di uccidermi; a baciarsi sotto la pioggia ci si prende la ruggine, fanculo i film.
Vorrei che questo stridere continuo ed incessante si fermasse nelle mie orecchie, questo rullare di tamburi infinito che non porta nessun colpo di scena, nessun momento cruciale, niente, niente, NIENTE, solo altra attesa per attendere in un angolo.
La rabbia dei ragazzi del '68 mi percuote l'animo, i dissidi interiori dei migranti sui barconi, la disperazione del conto in banca del mio vicino, veleni, acidi, disturbi dissociativi, depressioni, ansie latenti, complessi di Edipo silenti, shock importanti, colpi al cuore, colpi di scena, colpi di pistola, tutto, tutto, TUTTO mi invade, avvelena, corrode, uccide, lacera, sfilaccia, divora, colpisce, squarcia, affligge, Guernica cerebrale.
Poi una luce da guardare per sempre che anche i ciechi vedrebbero e vedendone prenderebbero ad accomodare gli occhi su ogni dove in ogni luce, guariti; hai varcato di nuovo la porta di casa e sei di nuovo qui. Mi sollevi da terra e mi chiedi che scrivo e perché piango. Ora che sei qui, loro, quelle cose, quei pensieri sono via, annullati come l'ombra alle dodici. In mente tabula rasa. Elettrificata.
Ma loro verranno al contrattacco con elmi ed armi nuove, ma intanto adesso CURAMI.