venerdì 17 marzo 2017

Crepuscolo di una vita

Mentre sto andando via memorizzo la strada per quando -forse- tornerò. Anche ad anni luce da qui saprò sempre la strada di casa, ma chi assicura che la percorrerò mai?
Sto precipitando dall'alto delle mie certezze, segno la mia strada man mano che marcio. Cammino, cammino, e niente di ciò che sembrava mio segue la mia direzione; tutto scorre via, mi viene incontro e poi scappa dietro le mie spalle.

Cammino, cammino, e le riserve di pensieri si colmano mentre stendo l'inchiostro.
Intanto ancora cammino e prego su ogni passo che lascio; mi porto dietro il peso delle stelle, del sole e della luna finché non mi superano.
Tempo fa li ho rincorsi, poi erano di nuovo troppo lontani e mi hanno preso alle spalle.
Quando me ne sono andato forse era questo ciò che volevo, avere niente con me, ma fa lentamente male questa conquista.
Quando ho visto la sabbia, quando ho camminato a piedi nudi sulla riva, l'ho sentito: sono più vicino ora a me stesso, alla mia Vita, più di ogni altro tempo che ho vissuto.

Quindi è l'acqua, il mare. Ora ha senso. Quindi io non precipitavo, io piovevo; e non camminavo, o correvo, io scorrevo e gorgogliavo. Le mie orme non sono passi, ma strade di un fiume che ho creato, o anzi, che sono io; e non c'è fiume che non sfoci in mare.
Sono un fiume e ora sono alla mia foce; non guardo la strada che ho fatto, guardo quella in cui mi sto per perdere e confondere insieme ad altre strade: qualcuna sarà strada trafficata di città, qualcuna sentiero pietroso nel bosco o cammino di montagna, io sarò una lenta e polverosa creuza marina, una mulattiera del mare, vecchia e ben solcata.

Mi sto allontanando fra le onde che mi battezzano per questa vita vissuta con ritardo; mi bagnano fin dentro le vene e divento salato.
C'è ormeggiata una vela bianca.
Sciolgo i nodi dell'ormeggio e controllo che la mappa sia bianca -la scriverò io-, pulisco il cannocchiale e sono pronto.
Sto partendo e vi saluto mentre il cielo mi fa sentire piccolo: non salirò lì come fate voi, non ci vedremo ancora: c'è chi sceglie il mare e continua a navigare.
Se mai ci vedremo, scoprirete che sono un Nautilus e che dormo con le sirene.
Non ho bisogno degli angeli, non li ho mai visti bagnarsi; no, non mi serve che mi salvino perché sono nulla da salvare e tutto da affondare.

Non voglio fare tardi, l'onda giusta mi spinge già verso il largo e mi dà diritto di rotta.
In tutto questo tempo non ho saputo camminare, correre o volare, neppure strisciare o rotolare; la mia ultima possibilità è sfruttare la mia natura e nuotare, navigare.
Nessun pianto, nessun addio: non sto partendo, ma tornando a casa.

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